Cinque parole chiave, cinque premi e tanti ospiti per un Premio Möbius che ha concluso la sua ventisettesima edizione con un successo di pubblico che ha premiato il tema del 2023 “Cose difficili spiegate bene.”
Dalla cancel culture a ChatGPT, passando per TikTok, l’insegnamento della robotica e la fusione nucleare, il Möbius continua il suo lavoro di divulgazione accessibile rispetto alle trasformazioni della società digitale, cercando di far luce tra le molte paure e i sensazionalismi senza fine.
Prologo Möbius
L’evento si è aperto giovedì 12 con un Prologo “non solo digitale” al Möbius 2023 intitolato “Cancellare tutto!” Dal politically correct alla cancel culture, tra Stati Uniti ed Europa, che ha riempito la Sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano con una conversazione tra Costanza Rizzacasa d’Orsogna, scrittrice, saggista e giornalista del Corriere della Sera, Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali ticinesi, e Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius.
Eliminazione, boicottaggio, esclusione, messa all’indice di autori, abbattimento di monumenti, messa in discussione delle culture del passato: la società statunitense ha superato all’inizio di questi anni Venti un punto di non ritorno e si è pericolosamente affacciata sul baratro della guerra civile. Un eccesso di polarizzazione porta al rifiuto più totale delle idee dell’altro, a cui non si è più interessati e anzi si preferirebbe non sentire. Lo scenario spaventa particolarmente perché questo fenomeno della “cultura della cancellazione” sembra essere sbarcato in Europa. Abbiamo ragione di spaventarci?
In parte. Ma se vogliamo capire meglio cosa ci troviamo davanti dobbiamo sfatare alcuni equivoci di fondo. Il primo è il più importante: non si tratta di un fenomeno nuovo nato in seno alla Rete, ma dell’esito di movimenti che partono dagli anni Novanta con l’introduzione di certi codici di linguaggio nelle università per arrivare a un completo collasso del dibattito pubblico causato dall’ingresso in politica di Donald Trump e al tentativo di colpo di Stato del 6 gennaio 2021.
Il secondo equivoco ha a che fare con l’espressione “cancel culture”, spesso invocata a sproposito e senza far chiarezza sul significato. Un termine più corretto ed efficace sarebbe forse “censura”, perché è di questo che si tratta: un tentativo “bipartisan” (perché la pratica è diffusa tra tutte le parti in gioco) di allontanare da sé l’altro, emarginare di volta in volta le devianze del sistema politico-sociale o chi cerca di evidenziarle. O (tanti i casi celebri) di mascherare altri interessi, per esempio commerciali.
Gli Incontri
La giornata di venerdì 13, all’auditorium dell’Università della Svizzera Italiana, è stata come da tradizione dedicata agli incontri. Una transizione a temi meno divisivi ma decisamente non meno importanti ha visto protagonista Francesco Mondada, professore di intelligenza artificiale e di robotica al Politecnico federale di Losanna (EPFL), che ha raccontato di Robotica, educazione e ambiente: la mia storia e la storia del mio Thymio, il robot progettato per facilitare l’introduzione nella scuola dell’obbligo delle discipline scientifiche, ma non solo. Perché l’innovazione più grande di Thymio è il suo approccio alla robotica educativa, reinterpretata come ponte tra la tecnologia e l’apprendimento delle competenze trasversali: lo sviluppo di pensiero creativo, riflessione, collaborazione, comunicazione, strategie d’apprendimento è il principale esito dell’uso di Thymio in aula.
Il tutto reso possibile da un approfondito processo di ricerca che ha coinvolto non solo l’expertise dei ricercatori dell’EPFL, ma anche il confronto sul campo con gli utenti finali: bambini, insegnanti e genitori. Thymio infatti non è solo il piccolo robot fisico, ma una piattaforma che include pure gli strumenti necessari a programmarlo (e addirittura ricrearlo) e tanto materiale formativo pensato per accompagnare i “grandi” nell’inserimento di Thymio nelle attività educative, rivoluzionando il rapporto delle nuove generazioni con la tecnologia all’insegna di consapevolezza, responsabilità e rispetto del loro impatto sulla società e sul pianeta.
Il potere di TikTok (ben spiegato ai genitori e a tutti gli interessati) ha portato all’incontro di tre docenti e ricercatori dell’Università della Svizzera Italiana, Gabriele Balbi (storico dei media, professore ordinario in media studies presso l'Istituto di media e giornalismo), Eleonora Benecchi (docente e ricercatrice, responsabile per la Svizzera italiana delle ricerche nazionali MIKE e JAMES, che indagano il rapporto tra giovani e media) e Anne-Linda Camerini (docente e ricercatrice alla Facoltà di scienze biomediche USI e affiliata all'Istituto di salute pubblica) con il content creator e speaker radiofonico Michael Casanova, famoso sui social per il suo marchio di fabbrica, il saluto “Bella Gianda.”
Un mondo che preoccupa, quello di TikTok, in larga parte per la sua crescita vertiginosa e i mai confermati rischi di sicurezza legati alla proprietà cinese della piattaforma. Tra i tanti tentativi di limitarne la diffusione, da parte sia delle autorità sia delle famiglie, la questione di come gestire uno spazio così allettante per i più giovani rimane aperta. E le risposte stupiscono: i dati disponibili confermano che i pro e contro si bilanciano e il fattore principale che determina gli effetti sul benessere del bambino è il contesto culturale in cui si trova. In particolare, il modo in cui i genitori si relazionano con la piattaforma (anche se non la usano) detta la qualità dell’esperienza. Perché, a conti fatti, TikTok non è il lupo cattivo: è il bosco. Non è intrinsecamente pericoloso, ma dobbiamo dare ai bambini una mappa se vogliamo che non si perdano.
Ha concluso la giornata un dibattito tra Luca Gambardella, direttore del master in intelligenza artificiale USI, prorettore per l'innovazione e le relazioni aziendali USI, e Claudio Marazzini, storico della lingua e presidente onorario dell'Accademia della Crusca, animato da Alessio Petralli, dedicato a ChatGPT fra storia della lingua e intelligenza artificiale. La moltiplicazione delle intelligenze artificiali dialoganti ha i tratti di una rivoluzione. Il computer “chiacchierone” non stupisce tanto per cosa è in grado di dirci, dopotutto le informazioni sono talvolta poco aggiornate, censurate o addirittura inventate di sana pianta dalla macchina, ma per il fatto che è in grado di conversare in un italiano eccellente, creando frasi coerenti, senza che nessuno gli abbia insegnato come fare. Rappresenta un modo completamente nuovo di imparare la lingua, diverso da quello umano. Si tratta di un’entità fondamentalmente aliena, che spaventa anche perché potrebbe mettere in discussione molti assunti sull’essenza dell’umanità. Lo farà? È presto per dirlo, ma è certo che la tecnologia non sparirà anche se ci opponiamo. È qui per restare; se non vogliamo venire travolti dobbiamo coltivare con cura il nostro senso critico e i modi per farlo non sono mai cambiati: leggere, studiare, pensare.
Sabato 14 si è aperto con l’intervento di Ambrogio Fasoli, professore di fisica al Politecnico federale di Losanna (EPFL), dove dirige lo Swiss Plasma Center: Che cos’è la fusione nucleare? Come creare e controllare una stella usando la nostra intelligenza e quella artificiale. Una tecnologia che è il culmine di decenni di collaborazione su scala planetaria per la ricerca scientifica e industriale e che promette di risolvere una volta per tutte, fra una ventina d’anni, i problemi di approvvigionamento energetico, eliminando le criticità che rendono l’uso di combustibili fossili dannoso e quello di fonti rinnovabili insufficiente e non sempre affidabile. Al centro di tutto l’intelligenza artificiale, la chiave di volta che consente di controllare le complesse reazioni che alimentano le stelle e, in prospettiva, le nostre case.
I Premi
È stato poi il turno dei premi, dopo che Derrick de Kerckhove ha lanciato la sua ipotesi di un nuovo premio Möbius a Lugano da dedicare alla libertà di coscienza. Il Grand Prix Möbius Suisse, in collaborazione con la Fondazione Agire e dedicato quest’anno a “Digitale e disabilità”, è stato assegnato a Genny Zero – La carrozzina elettrica tra design e micromobilità. La motivazione della giuria, presieduta da Paolo Paolini, è stata “Genny Zero, il veicolo che interpreta il bisogno funzionale di persone disabili ampliandolo e traslandolo verso una nuova mobilità urbana generalizzata per l’intera società. Notevole l’idea di inserirvi una forte componente estetica.”
Il Grand Prix Möbius Editoria Mutante per “Laboratori immersivi” è andato ad Ated4Special – Il metaverso per insegnare competenze sociali alle persone autistiche. Nelle parole della giuria presieduta da Derrick de Kerckhove “il progetto è un’interpretazione corretta, concreta e sensibile del metaverso per lo sviluppo delle competenze di apprendimento di persone autistiche, considerando che l’educazione visiva e spaziale è per loro di gran lunga la più efficace.”
Il Grand Prix Möbius per l’intelligenza artificiale al servizio della società, quest’anno alla sua seconda edizione, è stato assegnato a Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea (DG Connect), “per il suo impegno per una intelligenza artificiale etica, trasparente e responsabile, a favore dello sviluppo e del progresso della società umana.”
Il Premio Möbius Giovani “Ti spiego in un video la mia vita digitale”, in collaborazione con il corso di Comunicazione visiva SUPSI, è andato a “Distanza Amica” di Gloria Corradin. La motivazione della giuria è stata: “Il videoracconto, grazie ad adeguate scelte visive e formali, veicola un messaggio positivo sull’amicizia fra due giovani che vivono lontane l’una dall’altra e risulta efficace nel restituire il valore di un’intimità a distanza, resa possibile da efficaci forme di comunicazione quotidiana.”
Infine, un Premio Möbius Speciale per la storia dell’informatica è stato assegnato a Carlo Spinedi in rappresentanza dell’Associazione per la storia dell’informatica della Svizzera italiana (AStISI) “per avere preservato un ricco patrimonio di conoscenze e tecnologie informatiche e della comunicazione sviluppatesi dalla metà del secolo scorso a oggi, alla base della trasformazione digitale che sta rapidamente cambiando la nostra società: un patrimonio fondamentale per conoscere il passato, comprendere il presente e delineare prospettive future con maggiore cognizione di causa.”
La coscienza del futuro
C’è stato anche spazio per una riflessione sul futuro del Premio. Il direttore della Fondazione Möbius Alessio Petralli, dopo aver annunciato le date per il 2024 (3-4-5 ottobre), ritiene che “Il successo di questa edizione ha dimostrato che c’è un forte desiderio di chiarezza: la società digitale continua a evolvere e la gente sente sempre più la necessità di capire i cambiamenti. È comprensibile, i ritmi sono veloci ed è complicato per tutti, esperti compresi, stare al passo. Il Möbius si trova in una posizione favorevole per cercare di fare da ponte tra un mondo che muta e una società che si sente travolta dal cambiamento, soprattutto grazie al contributo della rete di competenze di tanti amici del Möbius che abbiamo coltivato in tutti questi anni.”
“In onore di questa tradizione abbiamo voluto avviare una riflessione sull’idea di un nuovo premio per la libertà di coscienza, che è emersa come elemento saliente in parecchi incontri di quest’anno. Nell’epoca digitale anche la libertà di coscienza cambia e non è più solo libertà di pensiero o religione, ma la possibilità concreta di mantenere e possedere una coscienza in un mondo che minaccia invece di farci delegare anche questa facoltà fondamentale alle macchine.”
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