Il futuro dell'informazione e dei giornali in relazione alla democrazia Svizzera.
Incontro promosso dalla Fondazione Möbius, con Coscienza Svizzera e il Gruppo Multi.
Moderatore: Aldo Sofia
L'incontro promosso dalla Fondazione Möbius a Lugano aveva l'intento di sondare il punto di vista di un attore di primo piano della scena editoriale e culturale svizzera. Pietro Supino, nel suo ruolo di Presidente di TX Group, cioè di un grande gruppo “di intrattenimento, informazione, orientamento e assistenza” (come recita la sua presentazione nel sito aziendale) di cui fanno parte tra gli altri Tamedia e 20minuti, ha proposto la sua esperienza a un folto pubblico in cui spiccavano alcune personalità del mondo dell'editoria e numerosi giornalisti ticinesi.
L'invito rivolto a Supino da Alessio Petralli, Direttore della Fondazione Möbius, era indirizzato ad aprire una discussione sul momento di indubbia crisi di lettori che sta attraversando l'editoria tradizionale, in particolare quella legata ai quotidiani. Una crisi che non tocca soltanto la Svizzera e il Ticino, naturalmente, ma che è drammaticamente registrata anche da recenti studi compiuti in Italia, che dai sei milioni di copie vendute quotidianamente, soprattutto in edicola, negli anni Novanta, è passata oggi a un milione e mezzo circa, riducendosi a un quarto! La Svizzera, pur con difficoltà analoghe, sta però indubbiamente meglio con grossomodo lo stesso numero di copie per un numero di abitanti equivalente a meno di un settimo di quelli italiani.
Intervento di apertura di Natascha Fioretti
L'apertura dell'incontro luganese è stata affidata a Natascha Fioretti, Presidente del corso di giornalismo della svizzera italiana, la quale ha ricordato come da un lato la professione giornalistica goda ancora di un certo prestigio presso i giovani: «il sacro fuoco» della professione, come l'ha definito Ezio Mauro, già direttore di “Repubblica”per vent’anni, in una recente conferenza a Lugano. Il cambiamento nella fisionomia dei giornali, il passaggio all'editoria digitale sta però mettendo in crisi questa immagine. Secondo Fioretti il passaggio è assolutamente inevitabile, ma va considerata da questo punto di vista la necessità per le testate giornalistiche di ripensare le proprie strategie di comunicazione, tenendo conto dell'apporto portato dai loro giornalisti.
L'intervista di Aldo Sofia
L'incarico di animare l'incontro e il dialogo con Supino è stato affidato ad Aldo Sofia, giornalista di grande esperienza e già Presidente del corso di giornalismo della Svizzera italiana. Nelle sue domande Sofia ha dato quindi voce alle preoccupazioni degli operatori di un settore che vive oggi una precarizzazione del suo ruolo tradizionale.
Supino dal canto suo ha espresso un punto di vista dichiaratamente ottimista: secondo lui la stampa si muove in un mondo che obiettivamente è migliore di dieci anni fa; ci sono molti segni di sviluppi positivi, sia dal punto di vista tecnologico che economico. Il lavoro di chi è nel settore dell'informazione è quello di individuare i bisogni della società e cercare di soddisfarli e in questo senso non si vedono reali segni di crisi, ma molte opportunità, con un'abbondanza di mezzi da mettere in campo che addirittura è difficile gestire. C'è un'esplosione di alternative, e sta a noi fare lo sforzo di capire quale siano le opzioni migliori e coltivare i nostri valori. Nel settore ad esempio dell'editoria regionale, evocato da Sofia come settore particolarmente in difficoltà, Supino pensa che la tradizione svizzera sia molto ricca, anche in senso economico, e che offra molte possibilità. Esemplare a suo dire la soddisfazione dei lettori bernesi dopo la discussa fusione fra la“Berner Zeitung”e il “Bund. Nel caso del Ticino c'è peraltro da considerare il fatto che è una regione piccola e può godere di una minore quantità di risorse. E' vero in ogni caso che il giornalismo regionale fa fatica a ricoprire il ruolo che aveva tradizionalmente. Oggi c'è molta più concorrenza nel mondo dell'informazione proprio in virtù dello sviluppo dell'editoria digitale.
La bocciatura dell'iniziativa di sostegno ai Media del 13 febbraio 2023
Sofia ha poi proposto a Supino di commentare il risultato elettorale che ha bocciato l'iniziativa per l'aiuto ai media. Secondo Supino, l'intento dell'iniziativa è stato frainteso da alcuni elettori Questi pensavano che gli editori avrebbero intascato direttamente i soldi pubblici e si sarebbero quindi maggiormente arricchiti. Di fatto l'accordo intendeva spuntare dei minori costi di distribuzione della stampa, un fattore che incide molto sui costi editoriali. Del resto bisogna rendersi conto che la popolazione, in particolar modo fuori dalle città, non è così favorevole alla stampa come crediamo. Quindi probabilmente c'è stato un errore nella comunicazione rivolta a questo tipo di popolazione non urbana.
Il futuro della stampa cartacea
Un altro punto importante toccato dalla discussione è quello legato al futuro della stampa cartacea. Alla sollecitazione di Sofia sul tema, Supino ha affermato che per lui personalmente il contatto con i media cartacei è ancora importante, ma il problema va affrontato guardando ai costi del produttore. Da un punto di vista industriale occorre rendersi conto che oggi nessuna azienda produttrice di macchinari per la stampa sta più sviluppano la propria tecnologia, né si stanno creando nuovi software per gestire la stampa dei giornali. Le aziende del settore stanno investendo in altri campi. Questo significa che entro dieci anni molti impianti industriali non potranno più funzionare, essere aggiornati. Parecchi grandi centri stampa dovranno chiudere e la conseguenza sarà probabilmente che assisteremo ad una ancora maggiore concentrazione dei punti di stampa, dove magari si abbinerà la stampa industriale a quella dei giornali. Tutto considerato, poi, oggi uno dei maggiori costi da affrontare per gli editori rimane quello della distribuzione. Certo la transizione all'editoria digitale sarà dolorosa per molte persone; si tratta di una rinuncia difficile, ma non farla sarebbe peggio. Il punto è che questo passaggio non fa parte della nostra tradizione, quindi bisogna investire tempo, soldi e creatività nel processo. Ci vuole del tempo.
La concentrazione delle testate
Sollecitato da Sofia sul tema della concentrazione delle testate, in particolar modo quelle regionali, tendenza che preoccupa perché sembrerebbe veicolare una centralizzazione dell'informazione a discapito della pluralità dei punti di vista, Supino risponde in un primo momento con una battuta, osservando che quelli che sostengono questa posizione sono anche quelli che hanno sostenuto il mantenimento dell'ATS, cioè quello che è stato per decenni il principale centralizzatore di informazione nazionale. D'altro canto occorre osservare concretamente che la centralizzazione realizzata offre comunque testate che sono in gran parte molto diverse tra loro e che l'informazione offerta è molto più ricca di quanto fosse in passato. Quindi l'accentramento non ha portato una diminuzione dell'informazione. Del resto assistiamo a un incremento globale dell'informazione a cui è esposta la popolazione. Oggi ogni singola persona è diventata una fonte di informazioni. Come gestire un flusso così enorme di notizie? In realtà, secondo Supino, il problema vero sono le bolle di percezione limitata, in cui cioè si riuniscono gruppi di persone che vogliono avere un solo tipo di informazione. Abbiamo cercato di andare in senso opposto con i nostri giornali, che si sforzano di riportare vari punti di vista, in modo che il lettore possa farsi le proprie opinioni partendo da spunti diversi, senza essere imboccato da noi (come succedeva ad esempio nei giornali di partito).
200 franchi bastano?
Un altro tema sul tavolo è quello legato alla prossima votazione sul servizio pubblico «200 franchi bastano». Secondo Supino occorre aprire una seria discussione sul ruolo del servizio pubblico. Bisogna capire meglio la loro vocazione e capire a che cosa devono servire. Bisogna evitare che si creino dei doppioni, in cui il servizio pubblico offra lo stesso tipo di programma offerto dai privati. Un settore in cui il servizio pubblico potrebbe ulteriormente specializzarsi è ad esempio quello della cultura. Anche se in questo settore specifico già oggi c'è un'ampia offerta tra i media digitali. Alla domanda di Sofia, che ricordava come un tavolo di discussione simile fosse stato creato dalla SSR ma che gli editori si sono ritirati dalla discussione dopo che l'iniziativa era stata accettata, Supino ha replicato che dal suo punto di vista è stato l'atteggiamento di chiusura della SSR a pregiudicare la discussione.
La voce del pubblico: i giornalisti
Aperta la discussione con il pubblico, si sono rilevati interventi critici da parte di giornalisti presenti in sala, che sollecitavano Supino a prendere posizione su temi molto concreti: la mancanza di un contratto collettivo di lavoro per i giornalisti della Svizzera tedesca e italiana (quella romanda l'ha ottenuto), la necessità d'altro canto di dare un maggiore riconoscimento economico ai giovani giornalisti, che oggi devono avere una preparazione universitaria, e nuovamente sull'impoverimento informativo dato dalla concentrazione delle testate. Supino ha ammesso che è importate offrire una buona retribuzione in particolare ai giornalisti che hanno acquisito una buona esperienza e che devono possedere cognizioni e competenze di notevole livello. E' stato d'accordo anche sull'importanza del contratto collettivo di lavoro, che offre sicurezza. Per quel che riguarda la concentrazione delle testate ha di nuovo sottolineato comunque che i lettori di quei “nuovi”giornali hanno manifestato apprezzamento, quindi dal suo punto di vista l'esperimento è riuscito. E' un bell'esempio di come grazie a buoni giornalisti che sanno rispondere alle aspettative del pubblico si è riusciti a superare una sfida.
La voce del pubblico: gli editori
I responsabili di iniziative editoriali presenti in sala hanno posto invece quesiti legati da un lato alla valorizzazione del settore culturale nel campo dell'informazione, dall'altro al giornalismo d'opinione, che sembra un campo specifico riservato alla stampa cartacea generalista. Un altro intervento chiedeva invece conto dell'attività del gruppo zurighese e della sua diversificazione dell'attività imprenditoriale.
Supino ha sottolineato come il campo della stampa generalista deve secondo lui proprio offrire al pubblico una gamma di opinioni, che i lettori stessi useranno poi per crearsi il proprio giudizio. Si tratta di un punto di vista “liberale” sulla necessità di fornire strumenti che servano poi a creare un dibattito. Per ciò che riguarda il giornalismo culturale il discorso è più difficile, perché i dati mostrano come l'interesse generale dei lettori sia piuttosto basso. D'altro canto esiste una oggettiva frammentazione dell'informazione culturale, tanto che spesso è difficile capire a che cosa dare importanza. L'impressione di Supino è che spesso più dell'informazione, manchi l'aggregazione, che è elemento fondamentale della società civile.
Sulle strategie economiche del suo gruppo, Supino ha detto che, trovatisi di fronte alla necessità di dare un nuovo indirizzo alla società, hanno privilegiato in un primo tempo il consolidamento del gruppo dal punto di vista industriale e hanno dato il via all'esperienza di 20minuti, che ha comportato un importante investimento. D'altro canto hanno iniziato un investimento in campo industriale, collaborando con partner digitali e aprendosi su un fronte in cui non avevano precedente esperienza e tanto meno un controllo totale dei progetti (ad esempio nel campo dell’offerta immobiliare, della vendita di automobili o di un offerta generalista come quella di tutti.ch), visto che si trattava di collaborare con altri attori sul mercato. Questa è stata un'esperienza nuova per il gruppo, che si è trovato a dover collaborare con altri e questo tipo di impostazione si è rivelata fortunata. La lezione che se ne può trarre è che non è più possibile condurre un'attività da soli, ma è necessario cercare delle collaborazioni, per raggiungere una dimensione imprenditoriale che da soli sarebbe impossibile da ottenere.
Come la mettiamo con l'Intelligenza Artificiale?
La domanda finale posta da una giornalista tra il pubblico era relativa all'uso dell'Intelligenza Artificiale, una questione molto dibattuta, in particolar modo per i suoi aspetti legati alla creazione di contenuti informativi. Supino ha esordito con una battuta, affermando che di solito questa è la prima domanda che gli viene posta durante i dibattiti pubblici... e poi si finisce a parlare solo di quello. Il discorso è naturalmente di assoluta attualità e importanza. L'IA si è dimostrata uno strumento capace di offrire risultati di grande efficacia e spesso di qualità. La sua azienda ha investito molto per sfruttare le opportunità che offre l’IA, le quali richiedono grandi competenze ingegneristiche. Tra l'altro è stata costituita una fruttuosa collaborazione con laboratori del Politecnico di Zurigo che se ne occupano. E' evidente che l'uso di questo strumento nel campo della creazione di testi sembra fare evaporare almeno in parte il valore della creatività umana. Questo è un fattore preoccupante e va protetto con regole fissate a livello di legge, anche se sarà una soluzione difficile da raggiungere.
Una conclusione e l’auspicio di Alessio Petralli
In conclusione Alessio Petralli, dopo aver ringraziato Pietro Supino e il numeroso e variegato pubblico presente che ha partecipato con fervore al pomeriggio informativo, ha ricordato che la discussione sull’iniziativa “200 franchi bastano”è già entrata nel vivo e terrà banco per i prossimi due o tre anni fino al momento della votazione. È quindi importante parlarsi e ascoltarsi davvero tra pubblico e privato, rendendosi conto che un indebolimento del servizio pubblico non andrà a beneficio dei media privati in un difficile, seppur ricco, mercato come quello svizzero, che rimane in ogni caso molto piccolo. Per non parlare del mercato della Svizzera italiana che pur essendo davvero minuscolo propone ancora oggi una ricchezza informativa tutto sommato invidiabile. Ma fino a quando? La risposta la daranno i decisori pubblici e privati a patto che si parlino costruttivamente nella miglior tradizione di un sistema elvetico, che fa della paziente ricerca del consenso la sua ragione d’essere.
Articolo di Alessandro Zanoli