Republik, Bon pour la tête, Heidi.news, Bajour sono i nomi di alcune delle testate digitali indipendenti nate negli ultimi anni in Svizzera in risposta ad un mercato che via via si concentra sempre di più nelle mani di pochi grandi gruppi editoriali con evidenti conseguenze per il pluralismo e l’indipendenza dei media da un lato, la qualità, la diversità e la ricchezza di contenuti dall’altro. Basta vedere il destino toccato alla Berner Zeitung e al Bund, un tempo due voci distinte e autorevoli del giornalismo locale bernese, oggi un’unica redazione di proprietà di Tamedia. Grazie a fusioni redazionali, a tagli imposti dalla crescente pressione economica, su testate diverse ritroviamo gli stessi approfondimenti e le stesse interviste. Sfogliando i giornali ci accorgiamo della loro sottigliezza, vediamo che la critica culturale e il giornalismo scientifico sono quasi scomparsi mentre il giornalismo d’inchiesta è diventato una cosa di nicchia. C’è in questo ecosistema mediatico spazio per nuovi attori? Cosa ci insegnano testate come Republik a proposito di un’informazione sostenibile? Ci sono esperienze simili nella Svizzera italiana?
Classe 1976, nata in Germania, cresciuta bilingue italiano e tedesco, Natascha Fioretti è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Cattolica di Milano con una tesi su Goethe e ha conseguito un Master in Nuove tecnologie applicate ai beni culturali presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’USI di Lugano.
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