Balla coi robot

I robot sono in grado di ballare con un’agilità davvero inaspettata..

I robot sono in grado di ballare con un’agilità davvero inaspettata e chi nei giorni scorsi ha visto il video augurale di Boston Dynamics non se lo scorderà facilmente.

 

I robot del giorno d’oggi non sono quindi per forza sempre «robotizzati», anzi sulle note di «Do you love me» ballano meglio di tanti umani, rigidi come manici di scopa. E a chi pensa che saper ballare sia cosa di poco conto basterà richiamare i «Ricordi» di Francesco Guicciardini, quando il grande storico si pente di essersi «fatto beffe da giovane del sapere ballare». Perché saper ballare da sempre apre qualche porta in più rispetto a chi sta seduto a «far da tappezzeria» e i moderni robot non mancheranno di approfittarsene.

 

Se sanno ballare così bene, che cos’altro riusciranno a fare di altrettanto «umano» che ancora non immaginiamo? Magari una guerra per procura che, oltre a non dover portare gli «stivali sul terreno», potrebbe evitare l’addestramento di milizie locali. E poi c’è l’intelligenza artificiale che ormai entra dappertutto e quando vogliamo lamentarci di qualche disservizio potremmo dover «parlare» con un «bot».

 

Un’abbreviazione di «robot», che fino a un certo punto riesce a conversare come fosse un nostro simile e a gestire un cliente insoddisfatto. Poi, se la cosa si complica, il nostro bot è abbastanza intelligente da ammetterlo subito e da cedere il passo a un umano. Nel nostro caso è intervenuto l’avatar (una sorta di identità online) di un certo Carlo, in carne ed ossa chissà da dove, che dopo aver chiesto un attimo di pazienza per rileggere la conversazione automatica ha corretto l’ordinazione sbagliata. Robot e intelligenza artificiale sono fra le «stelle polari» che concorreranno al nostro futuro benessere e da noi non siamo messi male, anzi abbiamo fior di specialisti pronti ad affrontare tante nuove sfide. Basterà citare l’Istituto dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale, che è stato decisivo nel far venire a Manno il nuovo centro di ricerca di UBS, il quale a regime offrirà ottanta posti di lavoro molto qualificati.

 

Ma intanto il Canton Ticino perde circa ottocento giovani qualificati all’anno, che partono e in buona parte non ritorneranno più. Inoltre perdiamo abitanti (in triste compagnia dei soli Grigioni) e da cantone attrattivo siamo diventati un cantone repulsivo. E mentre noi invecchiamo, facciamo pochi figli e decliniamo, Zugo, Zurigo, Ginevra e Vaud nel 2050 (dopodomani) saranno aumentati di quasi il 30%. Da noi la tendenza si è invertita grossomodo da quando c’è l’Alptransit e l’Ufficio federale di statistica prevede che in trent’anni passeremo da 353mila a 335mila abitanti.

 

C’è qualcosa che non funziona e dobbiamo sapere che cosa.
Al di là di robot e intelligenza artificiale, qui urgono umani che prendano in mano la situazione e si diano da fare.

 

 

di Alessio Petralli

Articolo apparso sul Corriere del Ticino del 11 febbraio 2021 nella rubrica "Tra il dire e il fare"

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