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Per Gilles Marchand “servizio pubblico” è sinonimo di “democrazia”

Il nostro commento dopo la conferenza di Gilles Marchand del 9 febbraio 2018
10 Febbraio 2018, 14:58

Lugano, 9 febbraio 2018

 

Oggi, al Palazzo dei Congressi, in occasione della conferenza organizzata dalla Fondazione Möbius e da Coscienza Svizzera, il direttore generale della SSR Gilles Marchand è stato chiaro: il servizio pubblico radiotelevisivo è un tutt’uno con la scelta democratica del modello svizzero. Si può discutere di programmazione, di contenuti, di qualità ma non ha senso metterne in discussione l’esistenza, in un quadro di separazione e svincolo da logiche privatistiche. Perché, ha spiegato Marchand, solo in condizioni di indipendenza esso può svolgere appieno il suo ruolo: garantire il rispetto delle diversità e del pluralismo della nostra società e promuovere l’integrazione a tutti i livelli.


Le argomentazioni sono stringenti e si basano su un’analisi di tipo sistemico che si focalizza, da un lato, sul pubblico e, dall’altro, sulla programmazione. Sul primo fronte, Marchand ha sottolineato l’importanza di contemplare la “universalità del pubblico”, da non intendersi in senso monolitico ma, al contrario, da cogliere nel suo eclettismo. Nessuno deve sentirsi escluso, in un percorso che riconosca le diversità linguistiche e culturali e garantisca integrazione e coesistenza attiva.


Dal lato della programmazione, se alcuni comparti (cultura e musica, ad esempio, ma anche sport e documentari) sono un territorio di riconosciuto valore dell’offerta del servizio pubblico, altri, come l’intrattenimento e la fiction, traggono dalla presenza attiva del servizio pubblico quel valore aggiunto che l’offerta privata non è in grado di dare per la sua stessa natura. Perché, ha chiarito Marchand, la vocazione del servizio pubblico alla “universalità dei temi”, ne fa il sistema d’elezione per assicurare al tempo stesso la singolarità e specificità dell’offerta e la completezza, ma anche la ricerca e la produzione di contenuti originali e accessibili.


Ora, risulta chiaro, ha ribadito Marchand, che pubblico e programmazione, in una visione sistemica, possono diventare due facce di una stessa medaglia, due elementi interconnessi a comporre un terreno di applicazione del modello di democrazia integrata, pluralista, locale e globale che è il punto distintivo, l’unicità del sistema svizzero. Ma queste caratteristiche, nella loro completezza e complessità sono iscritte nella natura del servizio pubblico, che non può che essere generalista e che, sotto questo aspetto, si differenzia dal settore privato, per vocazione settoriale e guidato dagli ascolti e dai conseguenti ritorni economici. In risposta alle domande del pubblico, Marchand ha ricordato che il valore dell’offerta radiotelevisiva pubblica è nella qualità dei contenuti e nella ricerca dei canali più adatti per raggiungere l’universalità dei pubblici, soprattutto del segmento dei giovani, per i quali sarà necessario sperimentare nuove forme, a
partire dal canale digitale.


Nel rapporto domanda-offerta, il servizio pubblico deve fare marketing dell’offerta, proprio per garantire diversità, la stessa che ci caratterizza sul piano socio-culturale.


L’intervento di Gilles Marchand è stato introdotto dal sindaco di Lugano Marco Borradori, che ha proposto un quesito aggiuntivo alla serata: cosa capiterà nel caso auspicabile che l’iniziativa “No Billag” venga respinta? Resterà tutto come ora? La risposta non si è fatta attendere ed è tutta nella forza con cui Marchand sottolinea l’importanza della qualità, attraverso il potenziamento di un sistema di analisi d’efficacia del sistema pubblico.


Infine, nel condurre l’incontro, Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius e membro del Comitato direttivo di Coscienza Svizzera, ha sottolineato il valore democratico della votazione, che potrebbe decretare il primo servizio pubblico radiotelevisivo al mondo sostenuto dal volere popolare. Come dire: dal popolo, per il popolo.

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